Porta la data del 20 luglio 2000 la legge con cui “La Repubblica italiana – come recita l’articolo 1 – riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, ‘Giorno della Memoria’, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.”

Sei anni prima, il 24 novembre 1994, Carlo Maria Martini interveniva, in Università cattolica, a un convegno che anticipava in qualche modo il senso della Giornata della memoria, significativamente intitolato Educare dopo Auschwitz.

Il testo del suo saluto introduttivo – presente nell’Archivio digitale è ora pubblicato nel volume Fratelli e sorelle. Ebrei, cristiani e musulmani  alle pp. 200-205.

Pochi giorni dopo, il 28 novembre, nella rubrica di Radio Marconi La telefonata dell’Arcivescovo, Martini ritornava sul significato e sull’importanza di quel convegno. Ascoltiamo le sue parole:
 

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